C'ERA TUTTO MA NON LA FINE“La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io mi sentivo grande, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema. Non è quello che vidi che mi fermò, ma quello che non vidi. Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutto ciò che i miei occhi potevano vedere e che potevo immaginare, c’era di tutto tranne la fine. C’era di tutto, ma non c’era una fine”. Questa è la magia che il cinema e il teatro possono raffigurare, quella di raccontare storie generando emozioni, narrando di personaggi in cui identificarsi, trasmettendo valori, insegnando a risolvere problemi. Quante volte ci tornano alla memoria frasi e scene, diventando così delle voci amiche che possono rivelare il mistero della vita, imprevedibile e schematica allo stesso tempo. A cinema come a teatro ci può essere un inizio ma mai una fine, neppure quando il film finisce o l’opera termina perché è proprio allora che si inizia a desiderare che la scena si riempia ancora, che altri elementi emergano a dettagliare il quadro. C’è una voglia inspiegabile di addizione, di maggiorazione, di saturazione. Lo sguardo inesorabile vuole di più. Si può traballare, indugiare e infine, fermarsi. L’immaginazione parte, l’occhio è soddisfatto, il cuore anche. Può esserci dunque, una città senza un cinema o senza un teatro? Secondo i greci senza, non sarebbe possibile neppure definirla una città. Perché questo è il rischio che la nostra città corre se il cinema Sidion dovesse chiudere come pare possa accadere. D’altronde a ricordarcelo c’è sempre quel che resta del teatro Mastrogiacomo. La chiave per comprendere tutto ciò potremmo trovarla ancora, nel monologo del protagonista di Novecento: “Non sei veramente fregato finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”. |