MI MASCHERO DA ME STESSO “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero” (Oscar Wilde)
I ragazzi nell’età adolescenziale, spesso danno la sensazione di essere sospesi tra il dentro e il fuori. Questa verità emerge ogni qualvolta vengono stimolati a varcare proprio la soglia più intima: il dentro. Un laboratorio come quello proposto vuol cercare fondamentalmente di mettere un po' d’ordine creando un equilibrio accettabile. Affiora dagli esercizi di autobiografia proposti, che confusi e inquieti, i ragazzi cercano una strada da percorrere: chiedono aiuto ma non è chiaro se lo vogliano davvero; parlano dei propri affetti, ma hanno paura in questo modo di tradirli e di perderli; cercano sicurezze e quasi provano vergogna a mostrare le loro cicatrici spesso timorosi e diffidenti. E’ evidente che la loro, è una fase della vita dedicata alla definizione di sé. Frastornati, in preda ad un turbinio di emozioni che spesso non riescono a comprendere o a tollerare, si servono di maschere e scudi per apparire sicuri, nascondendo le loro incertezze. Talvolta, sono anche disposti ad adottare o copiare stili di vita e comportamenti alla moda che portano ad una omologazione riparatrice. È come se si mettessero addosso una sorta di corazza che li protegga dal mondo che li circonda e che gli dia quella forza in più per non sentirsi diversi dagli altri, per diventare invulnerabili, intoccabili, pronti a spaccare il mondo e sfidare tutti. Se scoprono che un loro atteggiamento o una qualche reazione gli fa riscuotere successo, possono scegliere di reiterarlo adottandolo permanentemente, indossando quindi una maschera. Così avranno la sensazione di avere una funzione, un ruolo, un'identità, vera o fittizia che sia. I loro comportamenti sembrano agiti "in funzione di qualcosa", di una situazione, delle persone che frequentano, di ciò che pensano gli altri si aspettino da loro. Le maschere, dietro cui nascondere il volto insicuro, spaventato e timido, diventano compagnia quotidiana, fino ad essere, in alcuni casi, confuse con il volto stesso. Il rischio è che a furia di vedere allo specchio l'immagine riflessa della maschera, si possa rimanere incastrati in una falsa identità, un "Falso Sé". Il lavoro realizzato è stato proprio quello di trasmettere ai ragazzi la necessità di "costruire" un'identità intesa come autentica scoperta di sé. L’attività autobiografica è fondamentale per provare a scoprire chi si è riconciliandosi con la propria ombra, riconoscendo i propri limiti e facendo emergere le risorse personali. In questo modo si delinea la strada del divenire adulti, aumentando gradualmente la consapevolezza e il legame vitale con il sé che si finemente si realizza. Lavorare con le “maschere” può servire a comprendere che queste sono utilizzabili non solo per nascondere, ma anche per mostrare aspetti di sé che nella vita reale difficilmente verrebbero fuori. In questo senso ovvero nascondere e rivelare, la maschera può rappresentare un ottimo strumento educativo. La proposta narrativa per la costruzione del lavoro fotografico, ha consentito di poter lavorare alla costruzione di un alter ego che potesse diventare una risorsa utilizzata con finalità trasformative. Sperimentare la costruzione di un contesto in cui potersi liberamente esprimere come altro da sé, consente la lettura di sé stessi in una chiave diversa, ed offre la possibilità di ricombinare il sintagma della propria storia di vita consentendole anche un cambio di rotta. Imparare a riconoscere, tollerare e gestire le emozioni, ad agire in modo diverso aumentando le abilità sociali, sono solo alcune tappe del percorso condotto in gruppo. Liberare il proprio Io Eroico serve a raggiungere obiettivi fuori dal comune e accedere al Mondo Straordinario o ad immaginare la migliore espressione della persona che si vorrebbe diventare, per superare grandi e piccole sfide quotidiane. L’alias mostra le capacità, il talento e il potenziale nascosto per consentire di affrontare con successo i momenti cruciali della vita. Un gioco in cui si è certi di poter vincere, grazie talvolta anche ai “superpoteri” che ne derivano. Ed è così che sono emerse emozioni, creatività e volontà di condivisione da parte del gruppo rendendomi partecipe del loro mondo. Prima di realizzare le fotografie, gli esercizi si narrazione autobiografica, semplici e complessi al tempo stesso, hanno fatto emergere scritti personali pieni di significato ed ispirazione. Abbiamo condiviso tematiche come l’abbandono, il conflitto, l’isolamento e la chiusura, l’autostima e il confronto, abbiamo sperimentato l’ascolto, talora, il perché della loro timidezza, del loro silenzio, della loro irruenza, per dare un senso più ampio, più profondo a questi temi che sono più delle parole scritte, molto più delle teorie e degli esperimenti, sono i vissuti che ciascuno dei ragazzi, ha potuto finalmente aver occasione di spiegare. Così la scuola può diventare esperienza, l’aula può diventare laboratorio, la riflessione, una nuova consapevolezza, l’esplorazione una ricerca di sé e di senso, la condivisione un arricchimento. |