Maurizio Cimino
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QUEL PUNTO D'EQUILIBRIO - Fotografie di MAURIZIO CIMINO - Narrazioni del CIRCOLO IN LUCE Stories

La città raccontata da quanti si sono mossi fra documentazione, interpretazione ed emozioni per declinarne la bellezza diffusa articolata dai ricordi, dalle speranze, dalle storie, dai miti e dai sogni delle persone che la abitano.

In che modo mutano il pensare, il sentire, l’immaginare, dal momento in cui le pupille si schiudono a ciò che ci sta intorno?
Quante cose cominciamo a vedere di cui non c’eravamo mai accorti davvero? E' questo un invito a riappropriarci delle nostre storie, a guardare dove viviamo, dove abitiamo e con chi, poiché lo sguardo si lega al vissuto. (Anna D’Elia)
Questa storia è colma di tante altre storie, quelle delle persone e del loro profondo legame ai luoghi che abitano e che vivono nella meravigliosa terra della città di Gravina in Puglia con il suo grande patrimonio storico, artistico e culturale, raccontata attraverso lo sguardo di chi con curiosità, ha voluto scoprirla o riscoprirla contemplando la facoltà di sorprendersi, di coltivare la meraviglia, di abitare un tempo denso di stupore.

Le storie hanno da darci un’importante lezione: un racconto sottintende sempre una relazione tra chi narra e chi si lascia rapire dalla storia, e permette di contaminare la propria immaginazione. È una relazione di fiducia profonda, intensa e avvolgente. La più grande magia delle storie è che sono fatte di risonanza e di appartenenza.

E allora questo lavoro ci interroga e a tutti chiede uno scatto di civismo.
Presentarlo come risposta per diffondere e condividere i percorsi che abbiamo dapprima immaginato e poi realizzato in dinamica sinergia tra parola e immagine.
L’invito che oggi rivolgiamo allo spettatore esterno a guardare e ri-guardare quello che facciamo vuole essere anche un contributo allo sguardo di questo tempo dove “fermarsi” può anche somigliare a “formarsi” potendosi riconoscere nelle storie che leggiamo, che guardiamo ed ascoltiamo. Storie di forza, di coraggio, storie di ritrovata felicità ma anche storie fastidiose, drammatiche, dolorose. Tutte possono servire a ripensare e soppesare il senso delle nostre azioni passate, anticipando i risultati di quelle progettate per il futuro.
Dall’eco del nostro percorso nasce la sollecitazione che tutti insieme possiamo riscrivere una storia magari “diversa” e magari migliore, dal potere salvifico e trasformativo, consapevoli che le imprese collettive iniziano laddove proviamo a raccontarle a qualcuno.
Un grazie di cuore va a chi ha voluto raccontarci le sue storie, a chi le ha raccolte e ne ha fatto memoria.

Il Circolo “IN LUCE Stories”


MAURIZIO CIMINO

Fotografo ed Educatore spesso lascia che entrambe le esperienze si contaminino per dar luogo a percorsi espressivi di narrazione autobiografica nei quali le persone possano raccontarsi cercando di comprendere, trascrivere, parlare dell'esistente e rivelare del proprio orizzonte visibile e possibile.

"Per me fotografare il paesaggio non consta soltanto nel riuscire a darne un’ottima restituzione ma significa anche indagare il rapporto che esiste con chi quel territorio lo abita, lo vive quotidianamente, l’uso che ne fa, le relazioni che intreccia con e nell’ambiente. Perché abitare un luogo significa farne parte. Dovremmo impegnarci tutti nel prenderci cura delle città che abitiamo affinché diventino un luogo dove ripararci che sia portatore di felicità. La fotografia può aiutare a renderci conto di chi siamo e dove andiamo, per dirla con le parole di Luigi Ghirri, “a trovare quel punto d’equilibrio tra la nostra interiorità e ciò che sta all’esterno”.
A ciò si aggiunge un altro presupposto che può rendere una fotografia esclusiva, unica come la vita e la storia di ciascuno di noi. L’attesa fa sì che il tempo si dilati in favore del piacere di vivere sé stessi e il soggetto fotografato come un tutt’uno. E’ soltanto così che se ne può cogliere l’essenza, finché qualcosa accadrà e sarà allora che quell’immagine diventerà unica ed irripetibile".

Maurizio Cimino come esperto di Metodologie Autobiografiche e Fotografia Terapeutica, è l’ideatore, il coordinatore e il conduttore di “IN LUCE Stories” - Percorso di Narrazione e Fotografia.


IL CIRCOLO IN LUCE Stories

Il Circolo “IN LUCE Stories” prende vita a gennaio del 2019 dall’esperienza che i partecipanti concretizzano in un Percorso di Narrazione e Fotografia realizzato presso il Centro di Salute Mentale 2 A.S.L. BA, Presidio di Gravina in collaborazione con i Centri Diurni “Questa Città” di Gravina e “Auxilium” di Altamura. E’ annoverato tra le attività di Riabilitazione Territoriale che utilizzano un mediatore artistico per l’espressione più efficace della comunicazione e delle emozioni.
Il laboratorio rappresenta uno spazio di crescita dove si fa esperienza di sé e della propria soggettività attraverso il confronto e la condivisione con gli altri. Un training all’utilizzo del pensiero creativo come risorsa per cercare soluzione ai problemi.
Con questa esperienza, i partecipanti si formano e apprendono abilità e competenze utili a saper narrare delle storie, a partire dalla propria attraverso un percorso di indagine autobiografica, narrazione del proprio vissuto e manifestazione dell'io nel mondo con le potenzialità espressive che i linguaggi della fotografia e della narrazione sia verbale che letteraria, facilitano se usati insieme in modo creativo e consapevole.
Come afferma Bruno Callieri, “…noi non siamo altro che la storia che raccontiamo di noi stessi e la nostra identità narrativa si costituisce mediante la nostra storia”.
Il desiderio di narrare porta i componenti del Circolo ad incontrare altre persone che diventano Testimoni che raccontano le loro esperienze rendendosi partecipi di un flusso di informazioni con una rete di contenuti sia autobiografici, sia tematici ma soprattutto legati al territorio che abitano.
Si scoprono, dunque, delle occasioni di assorbire il messaggio attraverso un’esperienza coinvolgente.

La biografia che il testimone traccia definisce quindi, anche un luogo scelto, attraverso il racconto della propria esperienza di vita e/o di lavoro, che si intreccia con la sua storia personale e con le vicende e la storia di tutta la comunità. Una biografia dei luoghi attraverso le storie e l’esperienza di vita della gente.
La partecipazione alle attività del Circolo è aperta all’intera cittadinanza, con incontri settimanali cadenzati.

La possibilità di creare occasioni di valorizzazione del benessere come quella descritta nasce grazie alla voglia dei partecipanti di riconoscersi l’opportunità di poter migliorare la propria qualità di vita adottando buone pratiche di cura di sé, e dal lavoro e dalla passione degli operatori dei servizi pubblici e privati, che giorno dopo giorno promuovono lo sviluppo dell’autonomia e delle potenzialità delle persone.
VERSO LA CITTA’ - La città di Gravina si affaccia su un habitat rupestre tra i più spettacolari d’Italia. Situata nell’entroterra pugliese deve il suo toponimo proprio alla gravina, depressione carsica (canyon) che la divide dal punto di vista storico e la segna su quello morfologico. 
La gravina è un connubio perfetto che mescola geologia, archeologia, ecosistema e storia di cui tutto questo territorio è impregnato.

(Roberto Sansone, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)

Della fotografia

L’immagine ha ricevuto la Menzione “Borghi, città e metropolitane” per la partecipazione al contest fotografico “Fotografa la tua amata terra” – Matera 2022 – Leelium
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VERSO LA CITTA’
La città di Gravina si affaccia su un habitat rupestre tra i più spettacolari d’Italia. Situata nell’entroterra pugliese deve il suo toponimo proprio alla gravina, depressione carsica (canyon) che la divide dal punto di vista storico e la segna su quello morfologico.
La gravina è un connubio perfetto che mescola geologia, archeologia, ecosistema e storia di cui tutto questo territorio è impregnato.

(Roberto Sansone, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)

Della fotografia

L’immagine ha ricevuto la Menzione “Borghi, città e metropolitane” per la partecipazione al contest fotografico “Fotografa la tua amata terra” – Matera 2022 – Leelium
LA TERRAZZA SUL PONTE  - A caratterizzare Gravina in Puglia è certamente il ponte viadotto acquedotto, lungo 90 metri, che collega le due sponde della Gravina. Esso ricorda nella struttura i ponti di epoca romana ma la sua costruzione è più recente, fonti storiche datano con certezza la sua esistenza almeno al 1686. Fu ricostruito dalla celebre famiglia Orsini nel 1722, a seguito di un crollo e furono gli stessi Orsini a volerlo trasformare in un ponte acquedotto per permettere all’acqua della sorgente naturale di S. Angelo, non molto distante, di raggiungere la città. 

(Annalisa Loglisci, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE  2020)



Della fotografia

“Maurizio Cimino enfatizza l’importanza del punto di vista in fotografia. La foto è resa molto interessante dalla visione dall’alto, tutta la sua apertura sul paesaggio ci coinvolge, ci porta al centro di incroci di linee, diagonali e forme che si distribuiscono nella fotografia e ci portano a guardare le figure, una fotografia decisamente molto contemporanea."
(Cosmo Laera su “La Repubblica” del 6 luglio 2019)



“Il sole ormai coperto dalle nuvole restituisce una luce diffusa al Ponte Acquedotto che dalla terrazza di Mimmo lascia senza fiato. Scelta coraggiosa e luminosa quella di inoltrarsi nel cavato ad abitare un luogo di infinita bellezza nel cuore della città.”

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Mimmo Misciagna e Michela Santoro)
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LA TERRAZZA SUL PONTE
A caratterizzare Gravina in Puglia è certamente il ponte viadotto acquedotto, lungo 90 metri, che collega le due sponde della Gravina. Esso ricorda nella struttura i ponti di epoca romana ma la sua costruzione è più recente, fonti storiche datano con certezza la sua esistenza almeno al 1686. Fu ricostruito dalla celebre famiglia Orsini nel 1722, a seguito di un crollo e furono gli stessi Orsini a volerlo trasformare in un ponte acquedotto per permettere all’acqua della sorgente naturale di S. Angelo, non molto distante, di raggiungere la città.

(Annalisa Loglisci, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)



Della fotografia

“Maurizio Cimino enfatizza l’importanza del punto di vista in fotografia. La foto è resa molto interessante dalla visione dall’alto, tutta la sua apertura sul paesaggio ci coinvolge, ci porta al centro di incroci di linee, diagonali e forme che si distribuiscono nella fotografia e ci portano a guardare le figure, una fotografia decisamente molto contemporanea."
(Cosmo Laera su “La Repubblica” del 6 luglio 2019)



“Il sole ormai coperto dalle nuvole restituisce una luce diffusa al Ponte Acquedotto che dalla terrazza di Mimmo lascia senza fiato. Scelta coraggiosa e luminosa quella di inoltrarsi nel cavato ad abitare un luogo di infinita bellezza nel cuore della città.”

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Mimmo Misciagna e Michela Santoro)
IL FONDOVITO - Fondovito è uno dei due rioni medievali che per secoli hanno ospitato la popolazione gravinese legata da un rapporto materno a questi luoghi. L'antico rione ricava la sua denominazione dal culto a San Vito Martire cui era dedicata anticamente la chiesa odierna detta Sant'Agostino. Villaggio o quartiere di fondo secondo una accezione latina, Fondovito è caratterizzato da vicoli e archi, ripide scalinate che serpeggiano tra le case, piazzette e antiche case in tufo. Uno scenario unico del quartiere, si può ammirare da Hortus, il giardino delle Officine Culturali, un’oasi urbana recuperata e restituita alla città con continue occasioni di valorizzazione del sito e di promozione delle pratiche colturali, nel pieno centro storico di Gravina in Puglia.

(Nunzia Varvara, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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IL FONDOVITO
Fondovito è uno dei due rioni medievali che per secoli hanno ospitato la popolazione gravinese legata da un rapporto materno a questi luoghi. L'antico rione ricava la sua denominazione dal culto a San Vito Martire cui era dedicata anticamente la chiesa odierna detta Sant'Agostino. Villaggio o quartiere di fondo secondo una accezione latina, Fondovito è caratterizzato da vicoli e archi, ripide scalinate che serpeggiano tra le case, piazzette e antiche case in tufo. Uno scenario unico del quartiere, si può ammirare da Hortus, il giardino delle Officine Culturali, un’oasi urbana recuperata e restituita alla città con continue occasioni di valorizzazione del sito e di promozione delle pratiche colturali, nel pieno centro storico di Gravina in Puglia.

(Nunzia Varvara, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
IL CASTELLO  - Il castello Svevo si trova sulla cima di un colle a nord di Gravina. Appartenente al duca Orsini, fu acquistato successivamente dai Baroni Santomasi che nel 1917 lo donarono al Comune di Gravina. A farlo edificare fu però, Federico II di Svevia che lo utilizzò come residenza di caccia, ed in particolare la caccia con gli uccelli. Federico II di Svevia fu anche autore del trattato, De Arte Venandi Cum Avibus, ovvero proprio, Dell’arte di cacciare con gli uccelli. Il trattato è una vera e propria indagine in materia di falconeria e, più in generale, di ornitologia. Il castello è a pianta rettangolare e constava di tre piani di cui oggi restano soltanto parte dei muri perimetrali e del basamento. All’interno si trovava un grande cortile tramite il quale si accedeva ai locali del pianterreno. Era presente, anche, una grande scalinata che dava accesso al piano ammezzato, salendo, poi si giungeva al piano superiore dov’erano ubicati gli appartamenti nobiliari e le maestose sale. Dal castello, ancora oggi, si può ammirare tutta la città ed il panorama circostante. 

(Pietro Gramegna)


Della fotografia

“Un mattino incontro Giacomo, compositore e direttore d’orchestra, mentre cerca ispirazione nei luoghi dove ha già suonato o diretto o dove a breve lo farà. Il fascino della Residenza di Caccia di Federico II si fonde con la sua straordinaria musica”.

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Giacomo Desiante)
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IL CASTELLO
Il castello Svevo si trova sulla cima di un colle a nord di Gravina. Appartenente al duca Orsini, fu acquistato successivamente dai Baroni Santomasi che nel 1917 lo donarono al Comune di Gravina. A farlo edificare fu però, Federico II di Svevia che lo utilizzò come residenza di caccia, ed in particolare la caccia con gli uccelli. Federico II di Svevia fu anche autore del trattato, De Arte Venandi Cum Avibus, ovvero proprio, Dell’arte di cacciare con gli uccelli. Il trattato è una vera e propria indagine in materia di falconeria e, più in generale, di ornitologia. Il castello è a pianta rettangolare e constava di tre piani di cui oggi restano soltanto parte dei muri perimetrali e del basamento. All’interno si trovava un grande cortile tramite il quale si accedeva ai locali del pianterreno. Era presente, anche, una grande scalinata che dava accesso al piano ammezzato, salendo, poi si giungeva al piano superiore dov’erano ubicati gli appartamenti nobiliari e le maestose sale. Dal castello, ancora oggi, si può ammirare tutta la città ed il panorama circostante.

(Pietro Gramegna)


Della fotografia

“Un mattino incontro Giacomo, compositore e direttore d’orchestra, mentre cerca ispirazione nei luoghi dove ha già suonato o diretto o dove a breve lo farà. Il fascino della Residenza di Caccia di Federico II si fonde con la sua straordinaria musica”.

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Giacomo Desiante)
IN TIME. FAMILY OLIVE TREE - “All’ulivo bisogna avvicinarsi con rispetto” ci racconta Nico nella sua terra; “Un rifugio per l’anima in mezzo agli ulivi” la definisce. Ha il volto stanco ma soddisfatto, Ci racconta delle cose a cui tiene di più, la famiglia e l’uliveto, e quando può viverle insieme è così felice.
“Se abbiamo rispetto dell’ulivo…” Ci spiega, “…se non lo stressiamo, riesce ad adattarsi al clima, alla morfologia, al suolo, a tutto insomma. E’ un campione di resilienza. Basta aver cura della sua fragile bellezza proprio come avviene in una famiglia quando ci si prende cura gli uni degli altri”. Ascoltiamo il suo racconto e ci accorgiamo che la luce è cambiata, le foglie degli ulivi sugli antichi terrapieni virano al giallo e all’arancio, e tutto sembra sospeso in un riverbero dorato. W. Pelikan così rievocava: “In un oliveto le ombre sono attraversate da luci argentate o dorate, vi si respira la stessa pace solenne di un santuario”. Forse la cura della persona è la vita all’aria aperta, con il paesaggio che diventa il motore di tutto.
 
(Maria Quintano, con la partecipazione di Nico Bosco e Anna Zoggia e dei piccoli Michele e Vittoria)
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IN TIME. FAMILY OLIVE TREE
“All’ulivo bisogna avvicinarsi con rispetto” ci racconta Nico nella sua terra; “Un rifugio per l’anima in mezzo agli ulivi” la definisce. Ha il volto stanco ma soddisfatto, Ci racconta delle cose a cui tiene di più, la famiglia e l’uliveto, e quando può viverle insieme è così felice.
“Se abbiamo rispetto dell’ulivo…” Ci spiega, “…se non lo stressiamo, riesce ad adattarsi al clima, alla morfologia, al suolo, a tutto insomma. E’ un campione di resilienza. Basta aver cura della sua fragile bellezza proprio come avviene in una famiglia quando ci si prende cura gli uni degli altri”. Ascoltiamo il suo racconto e ci accorgiamo che la luce è cambiata, le foglie degli ulivi sugli antichi terrapieni virano al giallo e all’arancio, e tutto sembra sospeso in un riverbero dorato. W. Pelikan così rievocava: “In un oliveto le ombre sono attraversate da luci argentate o dorate, vi si respira la stessa pace solenne di un santuario”. Forse la cura della persona è la vita all’aria aperta, con il paesaggio che diventa il motore di tutto.

(Maria Quintano, con la partecipazione di Nico Bosco e Anna Zoggia e dei piccoli Michele e Vittoria)
PIAZZA BRUNO BUOZZI - Punto nevralgico all’interno della città è piazza Bruno Buozzi, la sua posizione centrale le fa assumere un’evidente importanza all’interno del sistema urbano. Numerose sono le feste e le manifestazioni che vi si sono realizzate, da quelle civiche a quelle religiose, da quelle commerciali a quelle popolari: un mercato, una celebrazione, un corteo storico hanno permesso con il trascorrere del tempo la strutturazione di questo spazio pubblico. Nel tempo, le piazze possono anche cambiare la loro funzione e la loro conformazione, ma mantengono sempre il loro fondamentale ruolo di riferimento. Proprio come quando accogliamo qualcuno in casa nostra, la piazza rappresenta il luogo dove il visitatore può mettersi comodo e godersi quello che di bello abbiamo da offrirgli. Da questo discorso, tenendo bene a mente le caratteristiche sociali ed artistiche di ogni epoca, appare evidente come la piazza è il vero e proprio specchio dell’era nella quale è contestualizzata e della cultura del popolo che la vive. Resta quindi da chiedersi se una “moderna” piazza desolata e minimalista non sia il riflesso di una società superficiale e povera dal punto di vista culturale.

(Vincenzo Dimola, con la partecipazione di Pietro e Giuseppe D’alò)
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PIAZZA BRUNO BUOZZI
Punto nevralgico all’interno della città è piazza Bruno Buozzi, la sua posizione centrale le fa assumere un’evidente importanza all’interno del sistema urbano. Numerose sono le feste e le manifestazioni che vi si sono realizzate, da quelle civiche a quelle religiose, da quelle commerciali a quelle popolari: un mercato, una celebrazione, un corteo storico hanno permesso con il trascorrere del tempo la strutturazione di questo spazio pubblico. Nel tempo, le piazze possono anche cambiare la loro funzione e la loro conformazione, ma mantengono sempre il loro fondamentale ruolo di riferimento. Proprio come quando accogliamo qualcuno in casa nostra, la piazza rappresenta il luogo dove il visitatore può mettersi comodo e godersi quello che di bello abbiamo da offrirgli. Da questo discorso, tenendo bene a mente le caratteristiche sociali ed artistiche di ogni epoca, appare evidente come la piazza è il vero e proprio specchio dell’era nella quale è contestualizzata e della cultura del popolo che la vive. Resta quindi da chiedersi se una “moderna” piazza desolata e minimalista non sia il riflesso di una società superficiale e povera dal punto di vista culturale.

(Vincenzo Dimola, con la partecipazione di Pietro e Giuseppe D’alò)
IL SANTO - La storia dell’arcangelo guerriero si connette al culto cittadino di San Michele patrono della città di Gravina. Tutti gli anni in occasione della festa patronale, una delle statue viene esposta al pubblico per essere ammirata da vicino in tutto il suo antico splendore. 
L’esposizione della statua, nel suo originario stato di grazia, si fa culmine del sentimento di devozione dei cittadini gravinesi nei confronti del Santo patrono.
Un messaggio di speranza e di fiducia nel riscoprire le tradizioni, la storia e la cultura.
Talvolta la statua viene collocata al vertice dell’ampia scalinata all'ingresso della chiesa del Monastero di Santa Maria del Piede.
Ancor prima di diventare un Monastero la struttura ospitava un conservatorio eretto dalla Confraternita di «S. Maria del Piede».  Successivamente, grazie alle numerose vocazioni monastiche che abbracciavano la non facile vita claustrale, gli iniziali ambienti cominciarono a non essere più sufficienti e così poté costruirsi l’ala nord del Monastero con il suo Chiostro.

(Arianna Foggetta, con la partecipazione di Iris Lorusso)
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IL SANTO
La storia dell’arcangelo guerriero si connette al culto cittadino di San Michele patrono della città di Gravina. Tutti gli anni in occasione della festa patronale, una delle statue viene esposta al pubblico per essere ammirata da vicino in tutto il suo antico splendore.
L’esposizione della statua, nel suo originario stato di grazia, si fa culmine del sentimento di devozione dei cittadini gravinesi nei confronti del Santo patrono.
Un messaggio di speranza e di fiducia nel riscoprire le tradizioni, la storia e la cultura.
Talvolta la statua viene collocata al vertice dell’ampia scalinata all'ingresso della chiesa del Monastero di Santa Maria del Piede.
Ancor prima di diventare un Monastero la struttura ospitava un conservatorio eretto dalla Confraternita di «S. Maria del Piede». Successivamente, grazie alle numerose vocazioni monastiche che abbracciavano la non facile vita claustrale, gli iniziali ambienti cominciarono a non essere più sufficienti e così poté costruirsi l’ala nord del Monastero con il suo Chiostro.

(Arianna Foggetta, con la partecipazione di Iris Lorusso)
LA CAPPELLERIA  - L’antica Cappelleria dei fratelli D’Alò, ha il potere di riportare indietro nel tempo chiunque vi entri. Era il 1 maggio 1905, la bottega nacque come barberia e negozio di cappelli.  Il negozio vanta di non aver mai chiuso dal 1905. Negli anni ’20 e ’30 gli affari andavano bene e il negozio venne ampliato. Dopo la guerra gli uomini iniziarono ad usare i rasoi di sicurezza non andando più dal barbiere, per cui gli affari si concentrarono proprio sulla vendita dei cappelli e degli altri utensili. Alla morte del nonno i fratelli D’Alò resero il negozio un gran bazar, vendendo giochi per bambini, cinture, borse, portamonete, bretelle, piccola pelletteria. Il futuro di questo angolino di storia? I due simpatici signori scrollano le spalle, i loro figli non hanno voluto proseguire l’attività di famiglia, scherzano, dicono che il negozio è un carcere e i giovani non ci vogliono stare. Per il momento si godono la loro cappelleria con l’insegna storica, mai cambiata, e sono felici di quanti, partiti tanti anni fa da Gravina, tornano a far visita a parenti e amici e passano dalla cappelleria, un luogo del cuore, che richiama alla mente tanti ricordi, tanti aneddoti legati a quel barbiere e cappellaio che era un po’, come il barbiere di Siviglia, un factotum del paese.

(Daniele Scardinale, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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LA CAPPELLERIA
L’antica Cappelleria dei fratelli D’Alò, ha il potere di riportare indietro nel tempo chiunque vi entri. Era il 1 maggio 1905, la bottega nacque come barberia e negozio di cappelli. Il negozio vanta di non aver mai chiuso dal 1905. Negli anni ’20 e ’30 gli affari andavano bene e il negozio venne ampliato. Dopo la guerra gli uomini iniziarono ad usare i rasoi di sicurezza non andando più dal barbiere, per cui gli affari si concentrarono proprio sulla vendita dei cappelli e degli altri utensili. Alla morte del nonno i fratelli D’Alò resero il negozio un gran bazar, vendendo giochi per bambini, cinture, borse, portamonete, bretelle, piccola pelletteria. Il futuro di questo angolino di storia? I due simpatici signori scrollano le spalle, i loro figli non hanno voluto proseguire l’attività di famiglia, scherzano, dicono che il negozio è un carcere e i giovani non ci vogliono stare. Per il momento si godono la loro cappelleria con l’insegna storica, mai cambiata, e sono felici di quanti, partiti tanti anni fa da Gravina, tornano a far visita a parenti e amici e passano dalla cappelleria, un luogo del cuore, che richiama alla mente tanti ricordi, tanti aneddoti legati a quel barbiere e cappellaio che era un po’, come il barbiere di Siviglia, un factotum del paese.

(Daniele Scardinale, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
SAN MICHELE DELLE GROTTE - Splendido è lo scenario dell’habitat rupestre della Gravina. All’interno delle pareti della profonda incisione si aprono numerosi anfratti e grotte che l’uomo ha da sempre utilizzato come casa e luogo di culto. Su di essa si affaccia il sito di San Michele delle grotte, una delle chiese rupestri più grandi che è stata l’antica cattedrale di Gravina. Risalente al X secolo, nella chiesa di San Michele è sorprendente vedere come l’uomo sia stato in grado di scavare nella roccia cinque navate, cinque absidi e quattordici pilastri, oltre a svariate grotte attigue. Dall’esterno del sito, è possibile percorrere uno straordinario corridoio panoramico, affacciato su in incantevole scorcio di habitat rupestre. L'8 Maggio di ogni anno la chiesa è luogo di celebrazioni e di festa e per l'occasione gli abitanti del quartiere Fondovito, dove è ubicata, sono soliti allestire degli addobbi caratteristici per le strade.

(Nicoletta Lucarelli, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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SAN MICHELE DELLE GROTTE
Splendido è lo scenario dell’habitat rupestre della Gravina. All’interno delle pareti della profonda incisione si aprono numerosi anfratti e grotte che l’uomo ha da sempre utilizzato come casa e luogo di culto. Su di essa si affaccia il sito di San Michele delle grotte, una delle chiese rupestri più grandi che è stata l’antica cattedrale di Gravina. Risalente al X secolo, nella chiesa di San Michele è sorprendente vedere come l’uomo sia stato in grado di scavare nella roccia cinque navate, cinque absidi e quattordici pilastri, oltre a svariate grotte attigue. Dall’esterno del sito, è possibile percorrere uno straordinario corridoio panoramico, affacciato su in incantevole scorcio di habitat rupestre. L'8 Maggio di ogni anno la chiesa è luogo di celebrazioni e di festa e per l'occasione gli abitanti del quartiere Fondovito, dove è ubicata, sono soliti allestire degli addobbi caratteristici per le strade.

(Nicoletta Lucarelli, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
IL PIAGGIO  - Situato ad ovest della città antica, il rione Piaggio fu abitato a partire dal 456 dagli abitanti dell’antica Silvium. Già dal XVIII secolo si assistette ad un progressivo spopolamento della zona, da tempo denominata "chiascio". Purtroppo ad oggi, uno degli scorci più suggestivi ed ameni del nucleo antico gravinese, dove le case s’infittiscono e si addossano l’un l’altra, vissute un tempo, e lasciate dai contadini, zappatori e braccianti tra umiltà e sacrifici, si trova perlopiù in uno stato di abbandono e di degrado, in attesa del, si spera, tempestivo recupero. Il quartiere si anima il 13 dicembre di ogni anno con le luminarie e con le manifestazioni civili e religiose che accompagnano i festeggiamenti dedicati a Santa Lucia protettrice dei ciechi. D’obbligo è visitare l’antichissima chiesetta dedicata alla santa, per ammirare le grandi opere custodite e gli affreschi di grande prestigio artistico che sono stati ritrovati nel corso del restauro.

(Rosa Nivelli, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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IL PIAGGIO
Situato ad ovest della città antica, il rione Piaggio fu abitato a partire dal 456 dagli abitanti dell’antica Silvium. Già dal XVIII secolo si assistette ad un progressivo spopolamento della zona, da tempo denominata "chiascio". Purtroppo ad oggi, uno degli scorci più suggestivi ed ameni del nucleo antico gravinese, dove le case s’infittiscono e si addossano l’un l’altra, vissute un tempo, e lasciate dai contadini, zappatori e braccianti tra umiltà e sacrifici, si trova perlopiù in uno stato di abbandono e di degrado, in attesa del, si spera, tempestivo recupero. Il quartiere si anima il 13 dicembre di ogni anno con le luminarie e con le manifestazioni civili e religiose che accompagnano i festeggiamenti dedicati a Santa Lucia protettrice dei ciechi. D’obbligo è visitare l’antichissima chiesetta dedicata alla santa, per ammirare le grandi opere custodite e gli affreschi di grande prestigio artistico che sono stati ritrovati nel corso del restauro.

(Rosa Nivelli, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
BOSCO DIFESA GRANDE - Il polmone verde della città di Gravina in Puglia è il Bosco Difesa Grande, l’area boscata di maggiore estensione e di maggior rilievo ecologico della provincia di Bari, con oltre 2000 ettari di copertura arborea. Originariamente con il termine difesa si indicava un luogo bandito, sottoposto a tutela, dove le attività erano regolamentate, come ad esempio la raccolta di legna e ghiande. Quando nel XVII sec. il Comune di Gravina lo acquisì dal Regio Demanio era già noto come “Difesa Grande”. Oggi, grazie ad un gruppo di volontari che rendono praticabili dei percorsi naturalistici, è possibile conoscere e condividere la bellezza e l’unicità di questo luogo e apprezzare la notevole biodiversità, che comprende un elevato numero di specie vegetali ed animali.

(Antonio Modugno, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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BOSCO DIFESA GRANDE
Il polmone verde della città di Gravina in Puglia è il Bosco Difesa Grande, l’area boscata di maggiore estensione e di maggior rilievo ecologico della provincia di Bari, con oltre 2000 ettari di copertura arborea. Originariamente con il termine difesa si indicava un luogo bandito, sottoposto a tutela, dove le attività erano regolamentate, come ad esempio la raccolta di legna e ghiande. Quando nel XVII sec. il Comune di Gravina lo acquisì dal Regio Demanio era già noto come “Difesa Grande”. Oggi, grazie ad un gruppo di volontari che rendono praticabili dei percorsi naturalistici, è possibile conoscere e condividere la bellezza e l’unicità di questo luogo e apprezzare la notevole biodiversità, che comprende un elevato numero di specie vegetali ed animali.

(Antonio Modugno, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA  - La chiesa sconsacrata della SS. Annunziata più nota come Chiesa dell'Addolorata, si trova nella vecchia via Borgo, nel cuore del centro storico nei pressi della Cattedrale, ed è una delle più antiche chiese di
Gravina risalente alla seconda metà del '400.
 Diventata poi chiesa capitolare, nel 1714 il cardinale Orsini la trovò in pessime condizioni per l'eccessiva umidità tanto da far sospendere le celebrazioni della messa, trasferendone l'obbligo in cattedrale. L'antico altare maggiore fu rimosso e sostituito nel 1717 dal reverendo Capitolo, collocandovi, poi, l'immagine della Vergine proveniente dalla chiesa rupestre di Santa Maria La Nova. 
Oggi è chiusa al culto.
(Michele Divanno)


Maria Dibattista è stata ospite del Laboratorio “IN LUCE Stories” e ci ha permesso di esplorare e condividere le emozioni più importanti attraverso un percorso che attinge al Teatro e alla Poesia, per poi intrecciare queste esperienze legandole ad un luogo a lei caro che è entrato a far parte dei nostri itinerari di racconto della città.
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CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA
La chiesa sconsacrata della SS. Annunziata più nota come Chiesa dell'Addolorata, si trova nella vecchia via Borgo, nel cuore del centro storico nei pressi della Cattedrale, ed è una delle più antiche chiese di
Gravina risalente alla seconda metà del '400.
Diventata poi chiesa capitolare, nel 1714 il cardinale Orsini la trovò in pessime condizioni per l'eccessiva umidità tanto da far sospendere le celebrazioni della messa, trasferendone l'obbligo in cattedrale. L'antico altare maggiore fu rimosso e sostituito nel 1717 dal reverendo Capitolo, collocandovi, poi, l'immagine della Vergine proveniente dalla chiesa rupestre di Santa Maria La Nova.
Oggi è chiusa al culto.
(Michele Divanno)


Maria Dibattista è stata ospite del Laboratorio “IN LUCE Stories” e ci ha permesso di esplorare e condividere le emozioni più importanti attraverso un percorso che attinge al Teatro e alla Poesia, per poi intrecciare queste esperienze legandole ad un luogo a lei caro che è entrato a far parte dei nostri itinerari di racconto della città.
ALTA MURGIA - L'Alta Murgia dal carattere spiccatamente rurale e dalla bellezza prorompente in tutte le stagioni, circonda Gravina in Puglia che conseguentemente, è in una posizione determinante dalla quale partire per visitare i dintorni. Non è un caso infatti, che sia anche sede del magnifico Parco Nazionale.  Frequenti e maestose le masserie nei dintorni, alcune fortificate come veri e propri castelli, erano i centri vitali dell’economia agricola locale dal XV secolo. Quelle accessibili offrono ai viandanti una ricca gamma di prodotti tipici coltivati in loco e lavorati artigianalmente seguendo le antiche tradizioni enogastronomiche. Alcune rappresentano un ottimo punto di partenza e di arrivo per le escursioni anche a cavallo.

(Roberto Sansone, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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ALTA MURGIA
L'Alta Murgia dal carattere spiccatamente rurale e dalla bellezza prorompente in tutte le stagioni, circonda Gravina in Puglia che conseguentemente, è in una posizione determinante dalla quale partire per visitare i dintorni. Non è un caso infatti, che sia anche sede del magnifico Parco Nazionale. Frequenti e maestose le masserie nei dintorni, alcune fortificate come veri e propri castelli, erano i centri vitali dell’economia agricola locale dal XV secolo. Quelle accessibili offrono ai viandanti una ricca gamma di prodotti tipici coltivati in loco e lavorati artigianalmente seguendo le antiche tradizioni enogastronomiche. Alcune rappresentano un ottimo punto di partenza e di arrivo per le escursioni anche a cavallo.

(Roberto Sansone, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
BIBLIOTECA FINYA - La biblioteca Finya, di Gravina in Puglia, è la più antica biblioteca pubblica sorta in Puglia. Ricca di un patrimonio librario di oltre ottomila volumi. E’ stata fondata nel 1686 per opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini, asceso al soglio pontificio nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Solo da qualche anno la biblioteca è stata riaperta dopo un restauro. La location sobria ed elegante con i suoi preziosissimi libri ha un fascino da togliere il fiato. La parte dei testi più antichi contiene opere di letteratura italiana, latina, greca, filosofia, diritto civile e canonico, decisioni della sacra rota, medicina e scienze, opere varie e sezione musicale. Oltre alla consultazione delle opere conservate la biblioteca viene utilizzata per conferenze, incontri con l'autore e piccoli convegni, e intende in questo modo aprirsi alla cittadinanza e diventare un punto di riferimento culturale per la comunità.

(Gianni Maffei, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020, con la partecipazione di Don Giacomo Lorusso)
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BIBLIOTECA FINYA
La biblioteca Finya, di Gravina in Puglia, è la più antica biblioteca pubblica sorta in Puglia. Ricca di un patrimonio librario di oltre ottomila volumi. E’ stata fondata nel 1686 per opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini, asceso al soglio pontificio nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Solo da qualche anno la biblioteca è stata riaperta dopo un restauro. La location sobria ed elegante con i suoi preziosissimi libri ha un fascino da togliere il fiato. La parte dei testi più antichi contiene opere di letteratura italiana, latina, greca, filosofia, diritto civile e canonico, decisioni della sacra rota, medicina e scienze, opere varie e sezione musicale. Oltre alla consultazione delle opere conservate la biblioteca viene utilizzata per conferenze, incontri con l'autore e piccoli convegni, e intende in questo modo aprirsi alla cittadinanza e diventare un punto di riferimento culturale per la comunità.

(Gianni Maffei, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020, con la partecipazione di Don Giacomo Lorusso)
BASILICA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA - La chiesa più imponente di Gravina è la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta. Fu costruita dai Normanni alla fine dell’undicesimo secolo e ricostruita ed ampliata alla fine del Quattrocento. E’un bellissimo edificio in stile rinascimentale con elementi gotici e romani. Presenta un soffitto in legno in stile barocco romanico, altari marmorei policromi di inizio Settecento, una Fonte battesimale, una statua di San Michele Arcangelo, patrono di Gravina, del 1538, un Coro di noce di fine Cinquecento. Merita una sosta l’altare della Croce che racchiude nella grande nicchia centrale un dipinto con al centro una croce affiancata dall’Imperatore Costantino e sua madre S. Elena. Il dipinto rappresenta la leggenda secondo cui la Santa ritrovò la croce su cui Cristo era morto, distinguendola fra tre croci che erano state ritrovate. Esse furono deposte su un defunto che riprese vita solo quando vi fu collocata la terza croce che in questo modo fu individuata come quella autentica. L’opera è di un ignoto artista napoletano del XIV sec. A sinistra dell’altare si apre una finestra che offre una bella vista sul rione Piaggio.

(Vito Cicala, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
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BASILICA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA
La chiesa più imponente di Gravina è la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta. Fu costruita dai Normanni alla fine dell’undicesimo secolo e ricostruita ed ampliata alla fine del Quattrocento. E’un bellissimo edificio in stile rinascimentale con elementi gotici e romani. Presenta un soffitto in legno in stile barocco romanico, altari marmorei policromi di inizio Settecento, una Fonte battesimale, una statua di San Michele Arcangelo, patrono di Gravina, del 1538, un Coro di noce di fine Cinquecento. Merita una sosta l’altare della Croce che racchiude nella grande nicchia centrale un dipinto con al centro una croce affiancata dall’Imperatore Costantino e sua madre S. Elena. Il dipinto rappresenta la leggenda secondo cui la Santa ritrovò la croce su cui Cristo era morto, distinguendola fra tre croci che erano state ritrovate. Esse furono deposte su un defunto che riprese vita solo quando vi fu collocata la terza croce che in questo modo fu individuata come quella autentica. L’opera è di un ignoto artista napoletano del XIV sec. A sinistra dell’altare si apre una finestra che offre una bella vista sul rione Piaggio.

(Vito Cicala, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020)
LA ROCCIA - La roccia è certamente un elemento caratteristico della splendida città di Gravina. Sin dall'analisi dell'etimologia del suo nome, ci si rende conto che il termine “Murgia”, infatti, deriva dal latino “murex” e fa riferimento proprio alla roccia appuntita. L'enorme quantità di roccia calcarea presente sul territorio, infatti, ha dato origine ad una moltitudine di fenomeni carsici ipogei ed epigei tra cui doline, gravine, inghiottitoi, lame e grotte che hanno modellato il paesaggio in modo peculiare. Sebbene le cavità ipogee del nucleo abitato abbiano mutato destinazione d’uso nel corso dei secoli, il vasto sistema di grotte presente lungo la vicina gravina conserva ancora oggi le importanti testimonianze riconducibili al complesso fenomeno della civiltà rupestre.
La professoressa Marisa D'Agostino sa bene come condurre il visitatore curioso in un percorso culturale storico ed artistico inusuale, in uno spazio reale ma surreale per la magia coinvolgente ed avvincente che sa sapientemente ricreare con i suoi racconti.

(Davide Lorusso)
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LA ROCCIA
La roccia è certamente un elemento caratteristico della splendida città di Gravina. Sin dall'analisi dell'etimologia del suo nome, ci si rende conto che il termine “Murgia”, infatti, deriva dal latino “murex” e fa riferimento proprio alla roccia appuntita. L'enorme quantità di roccia calcarea presente sul territorio, infatti, ha dato origine ad una moltitudine di fenomeni carsici ipogei ed epigei tra cui doline, gravine, inghiottitoi, lame e grotte che hanno modellato il paesaggio in modo peculiare. Sebbene le cavità ipogee del nucleo abitato abbiano mutato destinazione d’uso nel corso dei secoli, il vasto sistema di grotte presente lungo la vicina gravina conserva ancora oggi le importanti testimonianze riconducibili al complesso fenomeno della civiltà rupestre.
La professoressa Marisa D'Agostino sa bene come condurre il visitatore curioso in un percorso culturale storico ed artistico inusuale, in uno spazio reale ma surreale per la magia coinvolgente ed avvincente che sa sapientemente ricreare con i suoi racconti.

(Davide Lorusso)
IL BORGO - Il borgo antico di Gravina porta a pensare alle antiche generazioni, alle loro abitudini, al modo di vivere molto differente dal nostro, alla loro semplicità di vita dedicata al lavoro duro. La nascita dei due rioni Fondovito e Piaggio risale all’impero Romano quando ancora si chiamavano Vicus e Pagus. Dedali di strette vie dove si alternano archi, piccole piazze e modeste abitazioni, che un tempo erano abitate da contadini e artigiani. Entrambi i quartieri ci aprono le porte del paesaggio rupestre di Gravina e condividono una storia legata ai più umili, che vivevano in grotte che fungevano da abitazioni, da stalla e da cucina. Oggi l’accoglienza e l’ospitalità sono caratteristiche ancora molto forti per gli abitanti di Gravina, che si rivelano a chi viene da lontano ed è portatore di tante altre storie che trovano sempre punti di comunanza con le nostre.

(Rosa Nivelli)
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IL BORGO
Il borgo antico di Gravina porta a pensare alle antiche generazioni, alle loro abitudini, al modo di vivere molto differente dal nostro, alla loro semplicità di vita dedicata al lavoro duro. La nascita dei due rioni Fondovito e Piaggio risale all’impero Romano quando ancora si chiamavano Vicus e Pagus. Dedali di strette vie dove si alternano archi, piccole piazze e modeste abitazioni, che un tempo erano abitate da contadini e artigiani. Entrambi i quartieri ci aprono le porte del paesaggio rupestre di Gravina e condividono una storia legata ai più umili, che vivevano in grotte che fungevano da abitazioni, da stalla e da cucina. Oggi l’accoglienza e l’ospitalità sono caratteristiche ancora molto forti per gli abitanti di Gravina, che si rivelano a chi viene da lontano ed è portatore di tante altre storie che trovano sempre punti di comunanza con le nostre.

(Rosa Nivelli)

IL BORGO - Il borgo antico di Gravina porta a pensare alle antiche generazioni, alle loro abitudini, al modo di vivere molto differente dal nostro, alla loro semplicità di vita dedicata al lavoro duro. La nascita dei due rioni Fondovito e Piaggio risale all’impero Romano quando ancora si chiamavano Vicus e Pagus. Dedali di strette vie dove si alternano archi, piccole piazze e modeste abitazioni, che un tempo erano abitate da contadini e artigiani. Entrambi i quartieri ci aprono le porte del paesaggio rupestre di Gravina e condividono una storia legata ai più umili, che vivevano in grotte che fungevano da abitazioni, da stalla e da cucina. Oggi l’accoglienza e l’ospitalità sono caratteristiche ancora molto forti per gli abitanti di Gravina, che si rivelano a chi viene da lontano ed è portatore di tante altre storie che trovano sempre punti di comunanza con le nostre.

(Rosa Nivelli)
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IL BORGO
Il borgo antico di Gravina porta a pensare alle antiche generazioni, alle loro abitudini, al modo di vivere molto differente dal nostro, alla loro semplicità di vita dedicata al lavoro duro. La nascita dei due rioni Fondovito e Piaggio risale all’impero Romano quando ancora si chiamavano Vicus e Pagus. Dedali di strette vie dove si alternano archi, piccole piazze e modeste abitazioni, che un tempo erano abitate da contadini e artigiani. Entrambi i quartieri ci aprono le porte del paesaggio rupestre di Gravina e condividono una storia legata ai più umili, che vivevano in grotte che fungevano da abitazioni, da stalla e da cucina. Oggi l’accoglienza e l’ospitalità sono caratteristiche ancora molto forti per gli abitanti di Gravina, che si rivelano a chi viene da lontano ed è portatore di tante altre storie che trovano sempre punti di comunanza con le nostre.

(Rosa Nivelli)
LA CHIESA A RIDOSSO DELLA STAZIONE   -   IN VOLO - A Gravina in Puglia esiste una chiesa unica al mondo: la sua facciata, infatti, riproduce lo stemma della famiglia Giustiniani a cui apparteneva il vescovo che la fece edificare. Un monumento, studiato nelle facoltà d'Architettura d'Oltralpe, tanto che ha consegnato il suo nome alla storia dell'architettura: non si conoscono infatti altri edifici così imponenti, creati per celebrare una famiglia, riproducendone lo stemma sulla facciata in scala tanto maestoso. Il Santuario Madonna delle Grazie è uno dei monumenti più interessanti non soltanto della Puglia, ma di tutta Italia: peraltro, secondo alcuni storici dell'arte, la sua eccentrica facciata si può considerare come una sorta di anticipazione del barocco leccese. 

(Fonte Gravina Life – “Passeggiando con la storia” a cura di G. Massari) 


Della fotografia

“E’ mattino anche quando incontro Gianni. Poeta dalle composizioni fulminee, laceranti. La Stazione s’insinua lungo il prospetto del Santuario Madonna delle Grazie. Luogo di incontri, di scambi, dove perdere un treno diventa occasione di meraviglia di fronte ad una chiesa come questa”.

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Gianni Romaniello)


I falchi grillai si nutrono prevalentemente di grilli e cavallette. Sono molto abili a colonizzare gli spazi cittadini, non solo alberi, ma anche fessure e spazi angusti dei centri storici. Costituiscono una specie protetta dalla comunità europea e meritevole di tutela perché è a rischio estinzione. Le Murge baresi e materane ospitano l’unica popolazione stabile dell’Italia. 
(Fausta Fiore)
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LA CHIESA A RIDOSSO DELLA STAZIONE - IN VOLO
A Gravina in Puglia esiste una chiesa unica al mondo: la sua facciata, infatti, riproduce lo stemma della famiglia Giustiniani a cui apparteneva il vescovo che la fece edificare. Un monumento, studiato nelle facoltà d'Architettura d'Oltralpe, tanto che ha consegnato il suo nome alla storia dell'architettura: non si conoscono infatti altri edifici così imponenti, creati per celebrare una famiglia, riproducendone lo stemma sulla facciata in scala tanto maestoso. Il Santuario Madonna delle Grazie è uno dei monumenti più interessanti non soltanto della Puglia, ma di tutta Italia: peraltro, secondo alcuni storici dell'arte, la sua eccentrica facciata si può considerare come una sorta di anticipazione del barocco leccese.

(Fonte Gravina Life – “Passeggiando con la storia” a cura di G. Massari)


Della fotografia

“E’ mattino anche quando incontro Gianni. Poeta dalle composizioni fulminee, laceranti. La Stazione s’insinua lungo il prospetto del Santuario Madonna delle Grazie. Luogo di incontri, di scambi, dove perdere un treno diventa occasione di meraviglia di fronte ad una chiesa come questa”.

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Gianni Romaniello)


I falchi grillai si nutrono prevalentemente di grilli e cavallette. Sono molto abili a colonizzare gli spazi cittadini, non solo alberi, ma anche fessure e spazi angusti dei centri storici. Costituiscono una specie protetta dalla comunità europea e meritevole di tutela perché è a rischio estinzione. Le Murge baresi e materane ospitano l’unica popolazione stabile dell’Italia.
(Fausta Fiore)
IN TIME. FAMILY ON BREAK - Ogni circostanza è unica ed eccezionale. Le famiglie hanno molte forme, colori, nomi e dinamiche interne, ma di colori e forme sembra che ne generino anche all'esterno. Quelli e quelle di un'automobile così cara per aver condotto tutti in tanti luoghi come quello dove sono ora dinanzi ad una meravigliosa cittadina in attesa del calar del sole. Ogni tipo di affetto ha bisogno di un vincolo continuo di parole, dolcezza, piccoli dettagli ed immagini da conservare, nella mente anzitutto.

PIANORO MADONNA DELLA STELLA
Il pianoro Madonna della stella deve il suo nome alla chiesa rupestre sottostante di cui sembra fargli da tetto. Quello che da qui si respira è un senso di tranquillità e libertà a stretto contatto con la storia, l’immensità della gravina e la religiosità dei luoghi. In lontananza la maestosa Basilica Cattedrale domina dall’alto tutto ciò che la circonda. La città silenziosa, un tempo chiusa e protetta dalle mura medievali, si affaccia sulla gravina.

(Luigi Lorusso, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020, con la partecipazione di Nico Bosco e Anna Zoggia e dei piccoli Michele, Vittoria e Francesco)
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IN TIME. FAMILY ON BREAK
Ogni circostanza è unica ed eccezionale. Le famiglie hanno molte forme, colori, nomi e dinamiche interne, ma di colori e forme sembra che ne generino anche all'esterno. Quelli e quelle di un'automobile così cara per aver condotto tutti in tanti luoghi come quello dove sono ora dinanzi ad una meravigliosa cittadina in attesa del calar del sole. Ogni tipo di affetto ha bisogno di un vincolo continuo di parole, dolcezza, piccoli dettagli ed immagini da conservare, nella mente anzitutto.

PIANORO MADONNA DELLA STELLA
Il pianoro Madonna della stella deve il suo nome alla chiesa rupestre sottostante di cui sembra fargli da tetto. Quello che da qui si respira è un senso di tranquillità e libertà a stretto contatto con la storia, l’immensità della gravina e la religiosità dei luoghi. In lontananza la maestosa Basilica Cattedrale domina dall’alto tutto ciò che la circonda. La città silenziosa, un tempo chiusa e protetta dalle mura medievali, si affaccia sulla gravina.

(Luigi Lorusso, da GRAVINA DELLE MERAVIGLIE 2020, con la partecipazione di Nico Bosco e Anna Zoggia e dei piccoli Michele, Vittoria e Francesco)
IL CANYON  - La città di Gravina si affaccia su un habitat rupestre tra i più spettacolari d’Italia: un canyon tormentato, fitto di cipressi, una spettacolare chiesa scavata nel tufo e dedicata a san Michele, un luogo di culto pre-cristiano poi dedicato alla Madonna della Stella e antica meta di pellegrini, la cripta rupestre del Padre Eterno, il complesso ipogeo delle Sette Camere, la cripta bizantina affrescata di San Vito vecchio, il parco archeologico del Botromagno, il grande ponte col quale la via Appia antica valica il burrone. Sin dall’epoca della dominazione bizantina, le grotte naturali presenti sulle pareti scoscese, furono sfruttate sia come abitazione e santuari sia come luogo difensivo. Dalle rocce ai fiori il passo è breve se ci si immerge nella splendida Murgia dove la terra è brulla.

(Francesco Tullo)



Della fotografia

“Il sole comincia a calare quando incontro Lorenzo intento a fotografare questa magnifica città. Non è facile raggiungerlo giù per i sentieri, tra le rocce mozzafiato della Gravina. Gli parlo mentre lui continua a scattare”.

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Lorenzo Ciaccia)
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IL CANYON
La città di Gravina si affaccia su un habitat rupestre tra i più spettacolari d’Italia: un canyon tormentato, fitto di cipressi, una spettacolare chiesa scavata nel tufo e dedicata a san Michele, un luogo di culto pre-cristiano poi dedicato alla Madonna della Stella e antica meta di pellegrini, la cripta rupestre del Padre Eterno, il complesso ipogeo delle Sette Camere, la cripta bizantina affrescata di San Vito vecchio, il parco archeologico del Botromagno, il grande ponte col quale la via Appia antica valica il burrone. Sin dall’epoca della dominazione bizantina, le grotte naturali presenti sulle pareti scoscese, furono sfruttate sia come abitazione e santuari sia come luogo difensivo. Dalle rocce ai fiori il passo è breve se ci si immerge nella splendida Murgia dove la terra è brulla.

(Francesco Tullo)



Della fotografia

“Il sole comincia a calare quando incontro Lorenzo intento a fotografare questa magnifica città. Non è facile raggiungerlo giù per i sentieri, tra le rocce mozzafiato della Gravina. Gli parlo mentre lui continua a scattare”.

(da “Come i gigli” di Maurizio Cimino, 1° Classificato Sezione Racconto Fotografico “Vagabonding - Incontri di Viaggio” Festival “N Stories” 2020, con la partecipazione di Lorenzo Ciaccia)



INCONTRI: LA MUSICA NELL'ANIMA - “Una vita senza musica è come un corpo senz'anima” narrava Marco Tullio Cicerone.
Lo sa bene Giacomo che come fisarmonicista ha viaggiato in tutto il mondo ricercando e scoprendo il fascino della musica popolare. La grande attrazione verso nuove possibilità di espressione musicale lo hanno spinto verso lo studio di diversi strumenti fra cui il pianoforte e il trombone e a dedicarsi alle tecniche di composizione e di arrangiamento per distinguersi poi, come raffinato compositore e attento direttore d’orchestra.
Scrivere o produrre musica per lui è un modo di stare nel mondo, un modo di stare con gli altri. Con la passione del protagonista e la naturalezza di un uomo comune, con la competenza dello studioso e l'umiltà di chi vuole ancora comprendere il mondo, in questo universo fatto di opposti che si riconciliano, ci spiega cosa e come ascoltare.

Il castello di Gravina, eretto dall'imperatore Federico II, servì principalmente per l’organizzazione delle sue battute di caccia. Abbiamo incontrato Giacomo lì, dove ama ritrovarsi con la sua musica.

(Michele Petrara, con la partecipazione di Giacomo Desiante)
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INCONTRI: LA MUSICA NELL'ANIMA
“Una vita senza musica è come un corpo senz'anima” narrava Marco Tullio Cicerone.
Lo sa bene Giacomo che come fisarmonicista ha viaggiato in tutto il mondo ricercando e scoprendo il fascino della musica popolare. La grande attrazione verso nuove possibilità di espressione musicale lo hanno spinto verso lo studio di diversi strumenti fra cui il pianoforte e il trombone e a dedicarsi alle tecniche di composizione e di arrangiamento per distinguersi poi, come raffinato compositore e attento direttore d’orchestra.
Scrivere o produrre musica per lui è un modo di stare nel mondo, un modo di stare con gli altri. Con la passione del protagonista e la naturalezza di un uomo comune, con la competenza dello studioso e l'umiltà di chi vuole ancora comprendere il mondo, in questo universo fatto di opposti che si riconciliano, ci spiega cosa e come ascoltare.

Il castello di Gravina, eretto dall'imperatore Federico II, servì principalmente per l’organizzazione delle sue battute di caccia. Abbiamo incontrato Giacomo lì, dove ama ritrovarsi con la sua musica.

(Michele Petrara, con la partecipazione di Giacomo Desiante)
IL BASTIONE   -   IL CASTELLO INVISIBILE - Se si percorre il ponte-acquedotto e si raggiunge il versante est, troviamo il bastione medievale: l’unico elemento ancora esistente dell’antica cinta muraria che ha difeso la città di Gravina dai tanti assedi subiti nei secoli. Il bastione medievale fu eretto in epoca feudale, probabilmente nel 1344, quando Gravina tornò sotto il dominio del re d’Ungheria, interessata dall’amplificazione delle mura che vennero irrobustite, dalle costruzioni di nuovi torrioni, nei punti più strategici della città, per fronteggiare e respingere eventuali assalti da parte delle milizie angioine.  Il bastione medievale è l’ultimo delle antiche fortezze ed è sopravvissuto all’ abbattimento di torri, mura e roccaforti, avvenute con l’abolizione del dominio feudale. Il bastione medievale lo si trova scendendo i gradoni fontana la stella, nei pressi del Comune, difronte al ponte acquedotto, oppure scendendo su cavato Sant’Andrea, percorrendo il cunicolo in discesa che porta direttamente ai piedi dello stesso bastione. Oggi, è diventata un’affascinante location di produzione turistica ed enogastronomica grazie all’apporto di chi ha saputo curarne la gestione. E’ inoltre, il “balcone” ideale per i turisti che scelgono di ammirare, in un solo colpo d’occhio, il nostro paesaggio: il Ponte Acquedotto, il pianoro Madonna della Stella e la storica collina di Botromagno.

(Arianna Foggietta, con la partecipazione di Nico Marvulli)


Poco lontano da Gravina, mimetizzato nel paesaggio tra le rocce dell'Appennino pugliese, guadagnava l'invisibilità, l'antico Castello Medievale Normanno del Garagnone. Occultabilità che è stata poi mantenuta ed anzi ancor più rimarcata dopo i colpi di un terremoto che lo ha distrutto quasi interamente. Lo si può scorgere nella bellissima steppa mediterranea dell'Alta Murgia il paesaggio mozza il fiato e c’è un silenzio quasi mistico.

(Arianna Foggietta)
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IL BASTIONE - IL CASTELLO INVISIBILE
Se si percorre il ponte-acquedotto e si raggiunge il versante est, troviamo il bastione medievale: l’unico elemento ancora esistente dell’antica cinta muraria che ha difeso la città di Gravina dai tanti assedi subiti nei secoli. Il bastione medievale fu eretto in epoca feudale, probabilmente nel 1344, quando Gravina tornò sotto il dominio del re d’Ungheria, interessata dall’amplificazione delle mura che vennero irrobustite, dalle costruzioni di nuovi torrioni, nei punti più strategici della città, per fronteggiare e respingere eventuali assalti da parte delle milizie angioine. Il bastione medievale è l’ultimo delle antiche fortezze ed è sopravvissuto all’ abbattimento di torri, mura e roccaforti, avvenute con l’abolizione del dominio feudale. Il bastione medievale lo si trova scendendo i gradoni fontana la stella, nei pressi del Comune, difronte al ponte acquedotto, oppure scendendo su cavato Sant’Andrea, percorrendo il cunicolo in discesa che porta direttamente ai piedi dello stesso bastione. Oggi, è diventata un’affascinante location di produzione turistica ed enogastronomica grazie all’apporto di chi ha saputo curarne la gestione. E’ inoltre, il “balcone” ideale per i turisti che scelgono di ammirare, in un solo colpo d’occhio, il nostro paesaggio: il Ponte Acquedotto, il pianoro Madonna della Stella e la storica collina di Botromagno.

(Arianna Foggietta, con la partecipazione di Nico Marvulli)


Poco lontano da Gravina, mimetizzato nel paesaggio tra le rocce dell'Appennino pugliese, guadagnava l'invisibilità, l'antico Castello Medievale Normanno del Garagnone. Occultabilità che è stata poi mantenuta ed anzi ancor più rimarcata dopo i colpi di un terremoto che lo ha distrutto quasi interamente. Lo si può scorgere nella bellissima steppa mediterranea dell'Alta Murgia il paesaggio mozza il fiato e c’è un silenzio quasi mistico.

(Arianna Foggietta)
LA BELLA DECADENZA - Gravina in Puglia è un vero gioiello da salvare e per certi versi, ancora da scoprire. Dell’antica città greca e romana antecedente l’anno mille d.C. rimangono le tombe, alcune chiese-grotta e molte case-grotta. Nel Medioevo, intorno all’anno mille, la popolazione comprese che parte della gravina era composta di una pietra simile al tufo, molto friabile; e decise di creare degli insediamenti, perché la pietra era più facile da estrarre. Furono costruite fra l'altro, splendide chiese che catturavano lo sguardo. Anche i loro resti non hanno perso quel vortice mistico.

Allenare lo sguardo per generare racconti, creare bellezza, suscitare emozioni dentro di sé. Non c’è della bellezza anche nella decadenza, nei contrasti tra antico e moderno, tra caos e pace, nel groviglio di balconi, finestre e parabole?

(Nunzia Varvara)
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LA BELLA DECADENZA
Gravina in Puglia è un vero gioiello da salvare e per certi versi, ancora da scoprire. Dell’antica città greca e romana antecedente l’anno mille d.C. rimangono le tombe, alcune chiese-grotta e molte case-grotta. Nel Medioevo, intorno all’anno mille, la popolazione comprese che parte della gravina era composta di una pietra simile al tufo, molto friabile; e decise di creare degli insediamenti, perché la pietra era più facile da estrarre. Furono costruite fra l'altro, splendide chiese che catturavano lo sguardo. Anche i loro resti non hanno perso quel vortice mistico.

Allenare lo sguardo per generare racconti, creare bellezza, suscitare emozioni dentro di sé. Non c’è della bellezza anche nella decadenza, nei contrasti tra antico e moderno, tra caos e pace, nel groviglio di balconi, finestre e parabole?

(Nunzia Varvara)
 DUE DI DUE - In ogni luogo vi è qualcosa da imparare ma essere Genitori, Insegnanti o Educatori efficaci significa sentire la necessità e il dovere di sapere come formulare domande negli altri, per stimolarli all’ascolto reciproco e alla ricerca personale.

Ciò che conta di più sta nello sguardo che interroga, curiosa, descrive e si appropria di ciò che incontra.   

(Michele Petrara, con la partecipazione di Iris Lorusso e Marialaura Crocitto e di Nico e Michele Bosco)
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DUE DI DUE
In ogni luogo vi è qualcosa da imparare ma essere Genitori, Insegnanti o Educatori efficaci significa sentire la necessità e il dovere di sapere come formulare domande negli altri, per stimolarli all’ascolto reciproco e alla ricerca personale.

Ciò che conta di più sta nello sguardo che interroga, curiosa, descrive e si appropria di ciò che incontra.

(Michele Petrara, con la partecipazione di Iris Lorusso e Marialaura Crocitto e di Nico e Michele Bosco)
 DUE DI DUE - In ogni luogo vi è qualcosa da imparare ma essere Genitori, Insegnanti o Educatori efficaci significa sentire la necessità e il dovere di sapere come formulare domande negli altri, per stimolarli all’ascolto reciproco e alla ricerca personale.

Ciò che conta di più sta nello sguardo che interroga, curiosa, descrive e si appropria di ciò che incontra.   

(Michele Petrara, con la partecipazione di Iris Lorusso e Marialaura Crocitto e di Nico e Michele Bosco)
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DUE DI DUE
In ogni luogo vi è qualcosa da imparare ma essere Genitori, Insegnanti o Educatori efficaci significa sentire la necessità e il dovere di sapere come formulare domande negli altri, per stimolarli all’ascolto reciproco e alla ricerca personale.

Ciò che conta di più sta nello sguardo che interroga, curiosa, descrive e si appropria di ciò che incontra.

(Michele Petrara, con la partecipazione di Iris Lorusso e Marialaura Crocitto e di Nico e Michele Bosco)
PIETRE E PAPI - La città di Gravina ricorda il suo cittadino più illustre con una statua bronzea, posta nella piazza che porta il suo nome.
Papa Benedetto XIII, al tempo Pier Francesco Orsini nacque il 2 febbraio del 1650 nel Palazzo Ducale di Gravina. Destinato per nascita ad ereditare il feudo di suo padre Ferdinando III Orsini, alla vita mondana di giovane duca preferì la vita ecclesiastica e l’amore per Dio. Ostinato e mosso da grande fede, il 13 febbraio del 1668, rinunciò ai suoi titoli e abbracciò la vita religiosa con il nome di Fra’ Vincenzo Maria. In seguito fu nominato Cardinale e poi Arcivescovo. L’elezione a Pontefice avvenne a seguito della morte di Papa Innocenzo XIII. Era il 29 maggio 1724 quando Fra Vincenzo Maria Orsini salì al soglio pontificio con il nome di Benedetto XIII.

Il colore invecchiato del bronzo, i segni dell’acqua e dell’aria lo rendono simile al tufo la pietra calcarea locare, con la sua natura porosa e tenera. Le superfici scabre, gli elementi di intrusione che la pietra contiene diventano metafora di un luogo di confronto e il materiale che cambia alla luce e nel tempo, vive e rende immortale ciò che rappresenta.
(Maria Quintano)
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PIETRE E PAPI
La città di Gravina ricorda il suo cittadino più illustre con una statua bronzea, posta nella piazza che porta il suo nome.
Papa Benedetto XIII, al tempo Pier Francesco Orsini nacque il 2 febbraio del 1650 nel Palazzo Ducale di Gravina. Destinato per nascita ad ereditare il feudo di suo padre Ferdinando III Orsini, alla vita mondana di giovane duca preferì la vita ecclesiastica e l’amore per Dio. Ostinato e mosso da grande fede, il 13 febbraio del 1668, rinunciò ai suoi titoli e abbracciò la vita religiosa con il nome di Fra’ Vincenzo Maria. In seguito fu nominato Cardinale e poi Arcivescovo. L’elezione a Pontefice avvenne a seguito della morte di Papa Innocenzo XIII. Era il 29 maggio 1724 quando Fra Vincenzo Maria Orsini salì al soglio pontificio con il nome di Benedetto XIII.

Il colore invecchiato del bronzo, i segni dell’acqua e dell’aria lo rendono simile al tufo la pietra calcarea locare, con la sua natura porosa e tenera. Le superfici scabre, gli elementi di intrusione che la pietra contiene diventano metafora di un luogo di confronto e il materiale che cambia alla luce e nel tempo, vive e rende immortale ciò che rappresenta.
(Maria Quintano)
ARCHITETTURE - Piazza della Repubblica è il fulcro del paese, è il punto che collega tutte le bellezze storiche e artistiche di Gravina in Puglia. 
Nella piazza si trova il Palazzo Ducale noto per aver dato i natali a Papa Benedetto XIII. Il Palazzo Ducale ha ospitato opere d’arte d’importante valore ed ha accolto diverse figure di prestigio. Ancora oggi conserva la sua magnificenza così come tutta la piazza nonostante i cambiamenti che sono stati apportati alla struttura.

Gravina ha una storia millenaria, è una combinazione di storia e paesaggi. Fuori dal suo centro abitato esistono strutture rurali e luoghi di pari importanza e bellezza. Il territorio rurale della Murgia conserva un fascino unico. Masserie, jazzi, lamie e casedde, sembrano quasi architetture della natura.

(Francesco Tullo)
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ARCHITETTURE
Piazza della Repubblica è il fulcro del paese, è il punto che collega tutte le bellezze storiche e artistiche di Gravina in Puglia.
Nella piazza si trova il Palazzo Ducale noto per aver dato i natali a Papa Benedetto XIII. Il Palazzo Ducale ha ospitato opere d’arte d’importante valore ed ha accolto diverse figure di prestigio. Ancora oggi conserva la sua magnificenza così come tutta la piazza nonostante i cambiamenti che sono stati apportati alla struttura.

Gravina ha una storia millenaria, è una combinazione di storia e paesaggi. Fuori dal suo centro abitato esistono strutture rurali e luoghi di pari importanza e bellezza. Il territorio rurale della Murgia conserva un fascino unico. Masserie, jazzi, lamie e casedde, sembrano quasi architetture della natura.

(Francesco Tullo)
IMMAGINARE - Il Centrone, così affettuosamente chiamato dai gravinesi, è stato per decenni il più grande cinema-teatro della provincia di Bari dalla quale arrivava il grande pubblico e, conseguentemente alla crescita della fama, anche da tutta la regione. Era dotato di una sala ariosa e all’avanguardia da 2000 posti a sedere collocata all’interno di un monumentale edificio in stile tardo liberty. Ospitava periodicamente spettacoli di prosa, rassegne cinematografiche coi migliori film del momento, convegni d’ogni genere e stagioni di concertistica.
La storia del Teatro Centrone parla di musica, spettacolo e presenze di rilevanza internazionale, che hanno reso grande il mondo culturale del barese per quasi mezzo secolo. 
Un “gigante” dell’intrattenimento che giace però abbandonato da più di trent’anni, pur conservando al suo interno palchi, cineprese, locandine e manifesti, quasi fosse in attesa di una sua insperata riapertura, quasi a superare, la logica di separare, distinguere, misurare, spiegare ma accettare la vertigine del divenire, dell’instabilità, della contraddizione, dello smarrimento che deriva dall’assenza di certezze fisse, assolute, dimostrate, assecondano unicamente, i bizzarri intrecci dell’immaginazione. 

In linea con la stessa possibilità di far sognare ed immaginare, si trova il paesaggio tutto intorno alla città, ad indicare che la perdita di certezze talvolta, implica una certezza piena di stupore, di ironia, di umorismo, implica il coraggio di ‘errare’ verso una meta forse non raggiungibile, dove “il cammino stesso è la meta”.

(Nunzia Varvara)
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IMMAGINARE
Il Centrone, così affettuosamente chiamato dai gravinesi, è stato per decenni il più grande cinema-teatro della provincia di Bari dalla quale arrivava il grande pubblico e, conseguentemente alla crescita della fama, anche da tutta la regione. Era dotato di una sala ariosa e all’avanguardia da 2000 posti a sedere collocata all’interno di un monumentale edificio in stile tardo liberty. Ospitava periodicamente spettacoli di prosa, rassegne cinematografiche coi migliori film del momento, convegni d’ogni genere e stagioni di concertistica.
La storia del Teatro Centrone parla di musica, spettacolo e presenze di rilevanza internazionale, che hanno reso grande il mondo culturale del barese per quasi mezzo secolo.
Un “gigante” dell’intrattenimento che giace però abbandonato da più di trent’anni, pur conservando al suo interno palchi, cineprese, locandine e manifesti, quasi fosse in attesa di una sua insperata riapertura, quasi a superare, la logica di separare, distinguere, misurare, spiegare ma accettare la vertigine del divenire, dell’instabilità, della contraddizione, dello smarrimento che deriva dall’assenza di certezze fisse, assolute, dimostrate, assecondano unicamente, i bizzarri intrecci dell’immaginazione.

In linea con la stessa possibilità di far sognare ed immaginare, si trova il paesaggio tutto intorno alla città, ad indicare che la perdita di certezze talvolta, implica una certezza piena di stupore, di ironia, di umorismo, implica il coraggio di ‘errare’ verso una meta forse non raggiungibile, dove “il cammino stesso è la meta”.

(Nunzia Varvara)
MEMORIE - I luoghi e ciò che rappresentano, divengono veri e propri spazi dell’immaginario, dell’illusione, della verità e della memoria. Superata quindi, la necessità di mettere a fuoco la propria posizione la realtà si trasforma in una grande narrazione e questi luoghi possono diventare il luogo di ciascuno.

Il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, collocato al centro della Villa Comunale di Gravina, e la Croce di Vetta del Garagnone rappresentano entrambi un simbolo culturale, storico, religioso, di speranza e di pace. Posizionati in memoria di persone legate a un luogo per il quale lottare, da raggiungere o al quale ritornare. Entrambi rappresentano sofferenza e infine sollievo, desiderio di conquista o voglia di raggiungere una meta.

(Luigi Lorusso)
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MEMORIE
I luoghi e ciò che rappresentano, divengono veri e propri spazi dell’immaginario, dell’illusione, della verità e della memoria. Superata quindi, la necessità di mettere a fuoco la propria posizione la realtà si trasforma in una grande narrazione e questi luoghi possono diventare il luogo di ciascuno.

Il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, collocato al centro della Villa Comunale di Gravina, e la Croce di Vetta del Garagnone rappresentano entrambi un simbolo culturale, storico, religioso, di speranza e di pace. Posizionati in memoria di persone legate a un luogo per il quale lottare, da raggiungere o al quale ritornare. Entrambi rappresentano sofferenza e infine sollievo, desiderio di conquista o voglia di raggiungere una meta.

(Luigi Lorusso)
NEL BLU - All'imbrunire del perduto amore. 
Guardo la mia terra. 
Ha il sapore di un racconto. 
Cerco di non perdermi per non perderne la visione. 
Odo salvifica l'immagine potente sposa della semplicità. 
Assisto alla nascita di ampolle di vetro sottile. 
Le guardo incrinarsi al minimo bisbiglio. 
Le osservo poi disegnare altre forme. 
Luci ed ombre in continuo mutamento. 
Emerge nitida la prospettiva di una composizione. 
L'idea di un canto fa capolino tra le pietre. Una melodia giunge a permeare l'aria. 
La si può sentire solo con lo sguardo. 

(da “Archivi del desiderio” di Carmen Squeo)
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NEL BLU
All'imbrunire del perduto amore.
Guardo la mia terra.
Ha il sapore di un racconto.
Cerco di non perdermi per non perderne la visione.
Odo salvifica l'immagine potente sposa della semplicità.
Assisto alla nascita di ampolle di vetro sottile.
Le guardo incrinarsi al minimo bisbiglio.
Le osservo poi disegnare altre forme.
Luci ed ombre in continuo mutamento.
Emerge nitida la prospettiva di una composizione.
L'idea di un canto fa capolino tra le pietre. Una melodia giunge a permeare l'aria.
La si può sentire solo con lo sguardo.

(da “Archivi del desiderio” di Carmen Squeo)
IL PONTE SULLA GRAVINA - Sesta posizione, Premio Wiki Loves Puglia 2020
“Dietro uno scatto una storia di contenuti; al di là di un’istantanea il tentativo di rendere merito alla maestosità del ponte, il genio mastodontico regno di ispirazione e riflessione, candidato anche a diventare Luogo del Cuore FAI 2020. 
Con l’obiettivo puntato sul balcone con affaccio mozzafiato, Maurizio Cimino ha voluto «indagare il rapporto che esiste con chi quel territorio lo abita. Perché abitare un luogo significa farne parte». C’è più di un richiamo nella fotografia che ha regalato a Cimino una tra le prime posizioni su 900 fotografie in gara, nell’ambito del concorso Wiki Loves Puglia 2020”. 

(Marina Dimattia su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 26 novembre 2020)

Per non smettere mai di credere nella bellezza...
“Ho compreso che nel bel mezzo dell’inverno, vi era in me un’invincibile estate”

(da “Invincibile estate” di Albert Camus).
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IL PONTE SULLA GRAVINA
Sesta posizione, Premio Wiki Loves Puglia 2020
“Dietro uno scatto una storia di contenuti; al di là di un’istantanea il tentativo di rendere merito alla maestosità del ponte, il genio mastodontico regno di ispirazione e riflessione, candidato anche a diventare Luogo del Cuore FAI 2020.
Con l’obiettivo puntato sul balcone con affaccio mozzafiato, Maurizio Cimino ha voluto «indagare il rapporto che esiste con chi quel territorio lo abita. Perché abitare un luogo significa farne parte». C’è più di un richiamo nella fotografia che ha regalato a Cimino una tra le prime posizioni su 900 fotografie in gara, nell’ambito del concorso Wiki Loves Puglia 2020”.

(Marina Dimattia su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 26 novembre 2020)

Per non smettere mai di credere nella bellezza...
“Ho compreso che nel bel mezzo dell’inverno, vi era in me un’invincibile estate”

(da “Invincibile estate” di Albert Camus).
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